Un po' di storia
Gli inizi
Giornale fondato nel 1920, che nacque come espressione del mondo cattolico e organo del Partito Popolare dell’epoca.
Ben presto, però, sotto il fascismo che nel 1922 assunse il potere, dovette interrompere le sue pubblicazioni per effetto della censura operata dal regime negli anni ’30.
Il secondo dopoguerra
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale e con la Liberazione, potè tornare alle stampe proprio nel 1945, quando divenne formalmente il settimanale della Democrazia Cristiana.
«Se vogliono pubblicare un giornale è esclusivamente affar loro. Non vedo proprio perché me ne chiedano l’autorizzazione. L’Italia oggi è libera e liberi sono gli italiani».
Così il tenente americano che, per conto degli Alleati, guidava il comando di Abbiategrasso rispose a don Ambrogio Palestra, Carlo Sironi e Antonio Aziani che si erano recati in municipio per chiedere, appunto, l’autorizzazione a riprendere la pubblicazione di un settimanale la cui testata ripeteva quella, gloriosa, che era stata soppressa dal fascismo: “Libertà”.
L’8 luglio usciva il numero 1 del nuovo giornale, firmato da Dante Damasceni.
Un nuovo nome
Quando poi, nel 1947, si dovette registrare la testata presso il Tribunale di Milano, venne aggiunta la parola “Ordine”: di “Libertà”, infatti, ne esisteva già un’altra e la disciplina giornalistica non consentiva che esistessero due giornali con lo stesso nome.
Un’aggiunta che ha cambiato la storia formale del nostro settimanale, non la sostanza.
La guerra prima e la lotta di liberazione poi avevano lasciato strascichi.
Vendette incrociate, giustizia sommaria, regolamenti di conti a sfondo politico erano purtroppo assai frequenti.
I disordini rischiavano di rappresentare un pericolo e una minaccia per la democrazia riconquistata con tanta fatica e a costo di enormi sacrifici, anche di vite umane.
Ecco allora che coloro che con grande entusiasmo avevano rimesso mano al giornale decisero che accanto al suo nome tradizionale valesse la pena aggiungere quella parola che doveva suonare come monito, a ricordare che per poter mantenere in vita e far crescere realmente la libertà riconquistata era indispensabile collaborare tutti anche al mantenimento e al rispetto dell’ordine.
Così da quel giorno della sua registrazione ufficiale in Tribunale, il giornale si chiamò appunto “Ordine e Libertà”. La conseguente autorizzazione reca la data 9 agosto 1948.
Uno sguardo sul mondo
Dal dopoguerra e fino almeno alla fine degli anni Sessanta, “Ordine e Libertà” fu per Abbiategrasso e il circondario molto più che un giornale locale.
Capitava infatti che vi trovassero ampio spazio le principali notizie di carattere nazionale e internazionale, accanto alla cronaca minuta della vita politica e sociale di questo territorio.
Così per molta gente finiva per essere quello il solo strumento di informazione, specie in anni nei quali i quotidiani erano roba da intellettuali e le primissime tv (che peraltro limitavano l’informazione a brevi note del tutto acritiche) roba da ricchi.
Con una nuova guida, un giornale per tutti
Artefice del giornale in quegli anni fu Antonio Aziani, che quando divenne direttore responsabile aveva appena 24 anni, era espressione della corrente di Base della Dc e personaggio capace di forte critica e di grande stimolo nei confronti del partito che però smise ben presto di sostenerlo in quell’opera che divenne di fatto soprattutto sua.
Sparì dalla testata la dicitura “settimanale della Democrazia Cristiana di Abbiategrasso” e lasciò il posto a quella, più appropriata, di “settimanale di Abbiategrasso e circondario”.
Un giornale capace di parlare alla gente e di rappresentarla, di interessarsi via via di cronaca, di spettacoli, di sport.
E un giornale che, sebbene venisse messo insieme da Antonio Aziani nel tempo libero (compresa quella notte alla settimana che era solito a questo scopo trascorrere a tavolino) e grazie alla collaborazione di alcuni amici e alle segnalazioni degli stessi lettori, continuava a crescere e a radicarsi.
Al punto che iniziava ad essere anche utilizzato da ditte e negozi della zona per la loro pubblicità e ad ingrandirsi passando da 4 a 8 e poi a 12 e 16 pagine e di conseguenza dovendo contare su un numero crescente di collaboratori.
Giovani e non solo, per i quali fino alla fine degli anni Settanta la sola ricompensa era un cesto natalizio.
Editrice Abbiatense
Fu in quel periodo che Antonio Aziani insistette per dare un assetto più stabile al giornale che cominciava ad avere dei costi e un suo piccolo giro d’affari che richiedevano di essere tenuti sotto controllo.
E nel 1976 fondò così, coinvolgendo nell’avventura la moglie, Mariuccia Ambrosiani, e una quindicina di amici di età compresa tra i 30 e i 60 anni che avevano fin lì condiviso il suo percorso e i suoi ideali, la Società Editrice Abbiatense sas la quale divenne la proprietaria della testata “Ordine e Libertà” sostituendosi al precedente proprietario unico, Carlo Mainardi, ex tipografo della gloriosa Tipografia Arrara (dove la Libertà era stata stampata fino all’anno precedente) ed ex sindaco democristiano di Abbiategrasso, che aveva ormai compiuto i 75 anni.
Presidente della neonata società fu nominato Giuliano Marmondi.
Un’eredità in crescita
Il 7 giugno 1980 l’imponderabile si affacciò prepotentemente nella storia del giornale. Quel pomeriggio, infatti, Antonio Aziani morì improvvisamente, stroncato da un infarto.
Avrebbe compiuto 57 anni di lì a 3 giorni.
La sua scomparsa lasciò orfani sia i soci dell’Editrice Abbiatense, sia i collaboratori del giornale, che ormai cominciavano ad essere almeno una dozzina.
Ma tutti si strinsero con grande forza e affetto attorno all’eredità ideale lasciata dal direttore scomparso e “Ordine e Libertà” non si fermò nemmeno per una settimana.
La proprietà nominò direttore Franco Fagnani, uno dei soci dell’epoca.
Sotto la sua direzione il giornale cominciò una fase di rinnovamento e di crescita.
Furono anni di espansione per tutta la stampa locale e anche la diffusione di “Ordine e Libertà” arrivò ad attestarsi oltre le 3.000 copie.
Nel 1986 gli subentrò Marino Pessina, giovane con alle spalle l’esperienza maturata alla guida del settimanale diocesano “Luce” di Legnano, che accettò di assumere la direzione per il tempo necessario a consentire ai collaboratori del tempo di maturare il diritto ad iscriversi all’Albo diventando giornalisti pubblicisti, vale a dire per due anni.
Alla scadenza si fece da parte e diede modo alla proprietà di nominare direttore responsabile Marco Aziani, figlio di Antonio, che all’età di 27 anni assunse appunto il comando nel mese di gennaio 1988 e che detiene tuttora la direzione di “Ordine e Libertà”.
Al passo con i tempi
La diffusione del giornale è andata costantemente crescendo, adeguandosi nel tempo anche all’evoluzione tecnologica.
Il giornale, infatti, è oggi disponibile in formato cartaceo e digitale e continua ad essere venduto nelle edicole presenti sul territorio o proposto tramite abbonamento con consegna al proprio domicilio e/o a portata di mano con un accesso esclusivo al sito internet di riferimento.
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